• AAA - PILLOLE DAL PALCOSCENICO

    • Piccolo lessico per chi ama comunque il teatro. Sta a testimoniare con un briciolo di ironia, un forsennato amore, per il teatro, per il palcoscenico, per il mondo degli attori, con le loro miserie e i loro trionfi, le loro debolezze e difetti e le loro altrettanto grandezze. Qualcuno nel tempo ha raccolto questo dizionario e con infinita tenerezza lo si ripropone alla nostra curiosità.

  • BIRIGNAO

    • BIRIGNAO: Voce onomatopeica per indicare la dizione sofisticata, arricchita di eccessive modulazioni e di inutili virtuosismi sonori. Il birignao porta ad eccedere nella scorrevolezza del dire, ad una volubilità non indispensabile di toni, a vibrazioni nasaleggianti, ad impostazioni che passano senza necessità dal tonante al baritoneggiante, ad eccessivi tremori di commozione, a simulazioni di pianti senza lacrime. Il birignao può essere comune sia nell’attore sia nell’interprete di canzoni. C’è il birignao dell’attore tragico e quello dell’ingenua che “fa la gattina” e miagoleggia. Infinite le sue variazioni.

  • BIS

    • BIS: Una delle poche parole della lingua latina rimaste nell’uso corrente. Con essa si chiede la ripetizione di un brano musicale o di una romanza. Nei grandi teatri d’Opera, il bis è quasi del tutto abolito. L’iniziativa si deve al Maestro Arturo Toscanini, nei suoi primi anni alla Scala di Milano.

  • BRAVO

    • BRAVO!: Aggettivo di lode e di entusiasmo tipico de lteatro italiano ,entrato ormai nell’’uso internazionale per esprimere, sovrastando gli applausi, l’elogio del pubblico ad un attore o ad una attrice.

  • BURLETTA

    • BURLETTA: Quando un a commedia è replicata da moltissime sere e, a forza di ripeterla, gli attori si annoiano nel recitarla (ahimé), essi cercano, senza che il pubblico se ne accorga,
      qualchemodoperdivertirsitentandodimettereallaprovalaserietàdeicompagnidi recitazione con piccoli scherzi che si chiamano appunto “burlette”: consegnare lettere che, invece di una tragica comunicazione, contengono parole scherzose o disegni provocatori; collocare una pallina di gomma masticata nel ricevitore del telefono che il compagno deve portare all’orecchio; tagliare la battuta dell’antagonista. La “burletta” è usata soprattutto nei drammi truculenti. Sono prese di mira in particolar modo le giovani attrici debuttanti che non hanno abbastanza padronanza scenica per frenare il riso.

  • CORNETTA

    • CORNETTA: Dai “detti” memorabili di Virgilio Talli (Grande attore. Scoprite, signori, questi grandi nomi che hanno fatto grande il Teatro): Talli, a Maria Melato dalla voce d’oro, anche se a volte i cattivi la chiamavano Maria Mielato, o peggio Maria Belato, Talli diceva:” Maria, ti raccomando. Ricordati che sei una donna, non una cornetta”. (non era parente di Mariangela Melato).

  • EFFE

    • EFFE: Difetto di pronuncia della “esse” che risulta sibilante o strisciante, sopportato solamente quando la debuttante era, oppure è, una ragazza procace e soprattutto disposta a non mostrarsi troppo riluttante verso il capocomico che, per proprio conto, non si dimostrava severo nei riguardi della bella bocca che invece di “Sì” diceva “Fi”.

  • OSSO

    • OSSO: dai vecchi loggioni, quando un attore non riscuoteva l’approvazione del pubblico che lo definiva silenziosamente un cane, accadeva spesso che qualcuno gridasse spietatamente ''buttategli un osso!''. (Altri tempi, signori miei).

  • PARADOSSO DI DIDEROT

    • PARADOSSO DI DIDEROT: Viene sempre citato dagli attori che si atteggiano a intellettuali, dai registi e esattamente corrisponda il famoso “paradosso”. La prossima volta lo sveleremo parlandone.

  • PASSARE LA RIBALTA

    • PASSARE LA RIBALTA: Esistono attori che “passano la ribalta”, fin dal loro debutto, e altri che non la passano per tutta la vita. Non la si “passa” tanto per un particolare vigore di voce, quanto per uno speciale dono di espressione, di vita, di calore della recitazione, sostenuta da una dizione che “porti” la voce, la quale può anche essere tenue o sottile - le voci, per esempio di attrici come Paola Borboni, Emma Gramatica, come Eleonora Duse che senza alcuno sforzo “arrivavano” in ogni angolo anche nei grandi teatri- ma “arriva” per la chiarezza della sua sillabazione e dell’appoggio sulla sillaba finale, che così evita di essere “mangiata”. Gli attori che non passano la ribalta sono quelli che non riescono a comunicare la loro commozione o ad accendere un interesse per il loro personaggio oltre l’ottava o decima fila delle poltrone. Il bel declamato, la voce ben modulata non sono che qualità sussidiarie. Si passa la ribalta quando il personaggio rivela la sua vita interiore, quando lo spettatore scopre in lui le assomiglianze con i “tipi” e i “casi” della vita che vede rispecchiati nelle sintesi e nel rilievo scenico. La voce, insomma, deve essere quella intima del personaggio e non quella stentorea del declamatore.

  • POMODORO

    • POMODORO: Non esiste una storia o documentazione precisa dei primi lanci di pomodori contro gli attori che non venivano apprezzati dal pubblico. Ma è rimasto l’uso di dire che un attore è stato accolto a pomodori in faccia, o addirittura con lanci di pomodori marci. Lanci di ortaggi vari si sono verificati anche nei grandi teatri lirici, ad opera dei sostenitori di cantanti rivali di grandi dive.

  • POSOSA

    • POSOSA: Per i critici non ancora del tutto convinti della sua grandezza di attrice, fu “pososa” Eleonora Duse. I suoi languori, la sua accoratezza, la sua stessa fragilità e spesso il suo gesto e i suoi “sguardi lontani” erano naturali, ma accentuati dalla “posa”. Ma nella vita fu semplicemente “donna”. Avendo scoperto sotto il cuscino di Gabriele D’Annunzio una forcina “bionda” della Marchesa Di Rudinì, girò tutta l’abitazione del poeta fedifrago, per trovare un fiammifero. Non trovandolo, incaricò un amico di andare a comprare dal tabaccaio, anche se era tarda sera, una scatola di fiammiferi con cui voleva far divorare tutto dalle fiamme. (Così le cronache del tempo. Che tempi!)

  • RATIN

    • RATIN: Topolino, termine dialettale milanese per indicare le bambine che iniziano gli studi alla Scuola Di Ballo della Scala. Carla Fracci era chiamata ratin, e guardate che razza di artista ne è uscita!

  • SANATORIO

    • SANATORIO: Con il grido ironico di ''Sanatorio!'', si cerca di imporre il silenzio, nelle platee invernali, agli spettatori cui accade di tossire insistentemente.